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22 Ottobre 2016

- Auditorium di via Folco Portinari Firenze

 

Riflessioni su “Flowers” di Lilly Brogi

 

“Flowers”, la nuova, stupefacente serie di immagini di fiori che esplodono di fede nella vita e di luce, rappresenta l’ultima fatica figurativa di Lilly Brogi. La mostra dei dipinti dell’artista livornese è stata allestita nell’Auditorium della Cassa di Risparmio di Firenze due settimane fa, giusto in tempo per celebrare, il prossimo 25 novembre, la ricorrenza del giorno contro la violenza sulle donne. Lilly Brogi ha voluto rendere idealmente omaggio alla quintessenza dell’eterno femminino poiché, come sostiene con convinzione, le donne non dovrebbero mai subire violenza o abusi.
Con il dinamismo di una irrefrenabile tavolozza cromatica, Lilly Brogi fa, della sua pittura, pura poesia. Ogni petalo diventa parola, ogni corolla si trasforma in silloge di versi da cui si leva, nell’azzurrità del cielo, un luminoso inno alla bellezza del creato. Ne deriva che “Flowers” sia un messaggio d’amore incondizionato per tutte le donne che, con tenacia e umiltà, percorrono le difficili strade del mondo per affermare la propria identità. È possibile scindere il colore dal libero verso laddove l’aderenza al dato naturalistico sfuma in esiti quasi astratti e la materia pittorica si estrinseca come sostanza, libera dalla gabbia di un disegno precostituito? Pare che sia davvero arduo, considerando che l’animo di Lilly Brogi è pervaso, allo stesso tempo, dalla passione per l’arte e per la poesia, che sembrano trovare una perfetta sintesi in “Flowers”. Il gesto simbolico di offrire uno di tali fiori a ogni lavoratrice discriminata, o madre sola, o bambina malata diventa etico, indispensabile nella società contemporanea, liquida come direbbe il filosofo Bauman, in cui gli eventi scivolano addosso a gente indifferente. L’afflato spirituale, presente nelle opere di Lilly Brogi, è l’espressione del credo religioso che da sempre la sprona a innovare l’iconografia in pittura e scultura. Splendide e innocenti le bambine-Lilly ritratte mentre giocano a palla con la luna, metafora di una infanzia da proteggere e non dimenticare; intriganti ed esoteriche le policrome sculture di donne-sibille sinuose, percorse dalla linea curva, che recitano parole o forse mantra a braccia levate verso il cielo nel tentativo di raggiungere, di abbracciare il Padre, fonte suprema di intelligenza e saggezza per perseguire il fine ultimo del destino umano: ricongiungersi, liberandosi del vestito corporeo, a Dio per divenire pura luce. Henry Matisse, caposcuola dei Fauves, presenta un analogo atteggiamento quando esprime il desiderio di una fratellanza universale  in “La danza” (1910) dove cinque figure dal forte cromatismo, armonizzate da una superba linea arabescata e curva, si prendono per mano, unite in un vorticoso girotondo cosmico. Carl Gustav Jung sosteneva che il più potente archetipo dell’umanità è la sacralità, una energia insita in noi fin dai primordi, a cui si ubbidisce nonostante si provi desiderio e timore allo stesso tempo. La quaternità diventa l’archetipo degli archetipi e inevitabilmente ascesi spirituale, che si afferma come condizione necessaria durante l’esistenza. Dal livello inconscio, diventa oggetto di speculazione e assume forma. Ogni dio, poiché infinite sono le sue rappresentazioni, si manifesta agli artisti particolarmente sensibili come potenza grafica. Doveroso è indagare sulla realtà che si cela dietro l’apparente festosità cromatica di “Flowers” per svelarne il segreto recondito. All’interno o dietro la corolla non naturalistica, ma che risulta grafema prelogico di una umanità ancora in divenire alla Paul Klee e quindi difficilmente riconoscibile, appare a macchie nere la figura stilizzata, china o di sbieco di un essere umano dolente. Ci si interroga se sia Gesù, o uno di noi: uomo, o donna qualsiasi, testimone sempre e comunque della precarietà della condizione umana. L’arte di Lilly Brogi è profondamente spirituale; evidenzia il mistero del nostro esistere hic et nunc sul pianeta Terra. Nel 1911 nasce in Germania il gruppo espressionista Der Balue Reiter, che ricerca l’armonia delle forme tramite il significato simbolico del colore e considera la spiritualità come condizione necessaria alla produzione artistica. L’anno seguente Vassilij Kandiski, uno dei fondatori del movimento avanguardistico insieme con Paul Klee, scrive un testo basilare che s’intitola “Lo spirituale nell’arte”. Entrambi studiano l’Art Brut, la produzione artistica irregolare, non disciplinata da nessun insegnamento accademico, dei bambini e dei malati psichici. Avulsi da elementi formali, le loro opere sono espressioni creative istintive. Anni dopo Jean Dubuffet, che riprende l’analisi dell’Art Brut, scriverà in “Valori selvaggi”: …il punto di partenza è la superficie da animare, tela o foglio di carta, e la prima macchia di colore o di inchiostro che vi si getta: l’effetto che si produce, l’avventura che ne risulta. È questa macchia, a mano a mano che la si arricchisce e la si orienta, che deve guidare il lavoro… “Flowers” mostra un alto grado di consapevolezza interiore. Acquisito il grande patrimonio figurativo degli artisti internazionali considerati nella prima metà del Novecento irregolari poiché innovatori e trasgressivi, Lilly Brogi ne filtra l’eredità culturale e simbolica. Tramite un attento modus operandi, teso alla ricerca di nuovi orizzonti artistici in terra di Toscana, approda a notevoli esiti di poetica ed intensa pittura spirituale.

 

   Ornella Fiorentini

 

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