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DAL PROFONDO DELL'ANIMA. RIFLESSIONE PSICOLOGICA SULL'ARTE DI LILLY BROGI.

Osservare i colori miscelati con leggerezza dipananti linee sperse nell'orizzonte dell'universo: le prime emozioni sentite potendo contemplare le opere di Lilly Brogi, artista eclettica capace di coniugare aspetti poliedrici delle arti figurative ed espressive, lasciano trasparire il sentimento dell'infante che scopre il mondo per la prima volta quando – aprendo gli occhi – assapora l'intensità della luce, quella luce che soltanto la meraviglia che si schiude alla vita intravede. La luminosità dei colori e la profondità di ogni sillaba rintracciata nelle liriche del'Artista poggiano su un'altalena di stati emotivi ove la profondità lascia spazio allo splendore che contiene l'universo multiforme che l'arte della Donna di cultura Livornese esprime. L'iride tocca ogni sfumatura dell'affresco contenuto all'interno di una cornice ove il susseguirsi di forme definite lasciano spazio a linee indefinite che trasudano la potenza creativa insita in ogni manifestazione dell'Arte. Nell'artista si condensano istanze psichiche che fondano la loro ragion d'essere su aspetti riconducenti alla sfera ancestrale dell'esistenza; si precisa che ancestrale – così come arcaico - per chi scrive indicano e sono mostranti la base fondativa della personalità creativa incarnata nella donna che è Annamaria Brogi. Ciò che ha derivazione dal centro esprime la potenza dei vissuti emotivi che forgiano l'individuo che si muove all'interno di una realtà tanto reale quanto virtuale nella frenesia con cui lascia vivere i sentimenti e li connatura alla falsa apparenza che tutto muove. Nelle opere artistiche di Lilly, si intravedono caratteristiche che esulano dal puro apparire servente il raggiungimento dell'obiettivo mediatico che genera successo, vacuo successo. Il successo che ogni artista – nello specifico l'autrice di meravigliosi dipinti e poesie intense per il rimando a sentimenti complessi espressi con delicatezza e purezza – agogna è il soddisfacimento di un desiderio che si dipana all'interno del suo microcosmo contenuto e contenente le meraviglie espresse nell'atto creativo.
Osservando con molta attenzione ogni singolo quadro si rintraccia la volontà di rendere atto  -grazie ad una tecnica che chi scrive non conosce – della propulsione e lo slancio che i colori riescono a conferire alla nascita di un costellazione radiosa persa tra i meandri di una natura dipinta nei suoi eccessi. .ciò che appare in maniera di s – ordinata è rappresentazione di un Ordine interno afferente alla ricerca interiore della propria essenza di bambina, racchiusa nel passato che si attualizza nel presente rinnovandosi – rimanendo costante – nel futuro. Questi giri di parole e di metafore da me scritto nel flusso di coscienza dato dalla visione e dalla lettura di quanto creato da Annamaria, sono espressione di una forte radice nella consistenza della vita e il diretto rimando ad un sentimento di inadeguatezza di bambini che rendono giocose ogni pensiero, ogni fantasia e fuga dalla realtà sterile e rinchiusa dentro sfere non pronte ad assecondare la spinta rinnovatrice e vivificante dell'Arte.
L'Arte in ogni sua forma – dalla poesia, alla pittura e alla scultura – esprime la potenzialità della Natura, fondamento in cui ci si riconosce ogni qual volta si intraprende un cammino di conoscenza o di auto-conoscenza attraverso l'esperienza artistica. Chi scrive tiene conto delle disposizioni dell'individuo e non di talenti educati: i talenti possono essere aiutati ad esprimere il loro potenziale – ad esempio attraverso l'esperienza e l'abnegazione – ma mai educati. Il concetto che guida ogni analisi psicologica dell'artista, poeta/scrittore ha come presupposto la determinante individuale come espressione di una matrice da cui tutto proviene, per cui i disegni e le parole, nonché le metafore che vengono espresse per mezzo di immagini o di sillabe ritmate, sono tanto individuali da essere ritenute collettive, nell'accezione positiva del termine: l'artista ritorna all'alba dei tempi, ove ha avuto inizio la creazione. Non importa che sia la Natura stessa, Dio o il bosone di Higgs. L'educazione che si può applicare sul talento è la disciplina, che conferma l'attitudine al sacrificio vissuto come apportante senso sussistente all'esperienza sia dell'infante che della donna matura, ormai fautrice di un attraversamento ove le linee del destino si sono intrise di gioie e dolori che hanno permesso l'instaurazione di un fondo poetico alla scelta fatta alla venuta al mondo.
La venuta al mondo passa attraverso una successione di parti naturali che si succedono: si pensi quanto sia pericoloso per il nascituro l'attraversamento della Via che conduce alla luce: distaccandosi dalla placenta si evince la volontà di trascendere che ogni uomo esprime in ogni atto volitivo, che si delinea come vero e proprio atto creativo perché conferisce vita. Nascere dinanzi a sé stessi è un trauma, necessario perché ci si individui. Si rende necessaria ora una piccola nota di Psicologia Analitica: il Processo di Individuazione. Questo processo – secondo quanto riferito da Carl Gustav Jung, psicologo e psichiatra svizzero – niente altro è che l'affermaizione della propria equazione personale, che tra la sua forza propriamente dalla tensione di opposti che cela una propulsione atta a rendere omaggio alla volontà di vivere propria del bambino. Soffermarsi su questo aspetto equivale al riconoscimento del forte radicamento dell'esperienza estetica dell'Artista nell'infanzia: il bambino è colui che si muove tra picchi e valli ove si meraviglia del tutto e dallo stesso tutto può essere deluso perché non disposto a scendere a compromessi. Oggi l'artista depone le armi dell'Infante per riuscire ad ottenere visibilità, quel giusto e dovuto riconoscimento che ogni manifestazione della creazione desidera: ciò non vuol significare che vi sia uno svilimento dell'opera, anzi v'è il riconoscimento del collettivo – questa volta massa informe che non ascolta ma guarda non osservando – che idolatra permettendo di essere 'visibili': a chi e per cosa? Al mondo, al mondo che ignora e si bea delle nefandezze prive di senso.
I colori seguono linee che sembrano a loro volta ritmate nelle singole metafore delle liriche, dipingendo un affresco potente di ricerca interiore che evolve dal centro proiettandosi all'infinito, quella massa indefinita definente, ove il possibile si risolve nell'immediatezza di un attimo dove la meraviglia della bambina riesce a colpire l'attenzione della Luna. Mi piace proiettarmi in questa scena e osservare il dialogo tra Sorella Luna e la bambina (in questa vedo l'artista che in una sorta di simbiosi accomuna in sé la sua individualità a quella della nipotina, ove la purezza è sinonimo di grandezza). La Luna è imprescindibile compagna di giochi di noi tutti bambini spersi nel mondo della Fantasia prestata all'Ego intriso di forte valenza creativa: rappresenta la parte umbratile di ogni viaggio di iniziazione volto al raggiungimento del centro motorico dell'Essere ove l'Essere – per – la – Morte diviene il movimento che converge nell'affermazione del talento. La luna è il limite che ha senso e dà senso perché non potrebbe sussistere il  Sole se non vi fosse questa compagna che, nell'oscurità delle notti dal cielo plumbeo, rende attiva la fiamma della speranza.
Il movimento interiore che pervade ogni rappresentazione di Lilly Brogi parte dalla danza delle bambine festanti dinanzi a cattedrali – anch'esse simbolo di centralità e propensione verso il divino, espresso attraverso forme finite ed infinite – per approdare alla comunione dele braccia della bimba danzante che appaiono come due teste di un serpente che finisce col morsicare la propria coda. In psicologia alchemica – altro elemento costante nei dipinti della Brogi è l'Alchimia, scienza antenata della chimica e seria metafora del Viaggio Individuale – si dice Uroboros: sostanzialmente simbolo di integrità della Psyché intesa nella qualità di Anima. Comunione che Lilly trova compiuta nella Via della diatriba continua con la materia corporale che permette nel contempo di gridare il silenzio della privazione e esaltare il legame con le proprie radici, sia umane che divine.
La perfezione della Natura, la decisione che l'uomo attua, rendono possibili gli attraversamenti della vita, nei suoi picchi alti e nelle cadute che conferiscono senso all'esistenza prestata.
L'Arte non sarebbe se non fondasse le sue radici su vissuti scolpiti nell'esperienza estetica cosmica -  quindi spirito creativo – che è racchiusa in ogni Artista.
Emozioni derivanti dall'unione degli opposti: intelletto e creatività.

(Alfredo Vernacotola)
 
 

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