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Alfredo Vernacotola è nato a L'Aquila, ha iniziato un percorso di studi che l'ha portato alla laurea in psicologia scientifica nel 2011 presso l'Università del L'Aquila ed a conseguire numerosi titoli nel campo degli studi di filosofia e psicologia. Alfredo Vernacotola si è occupato attivamente di questa scienza moderna, notevole la quantità di pubblicazioni di articoli su riviste online come collaboratore e studioso di psicologia e filosofia. Ricordiamo la stretta collaborazione con la rivista online di psicologia archetipica "L'anima Fa Arte" e le numerose recensioni per poeti ed artisti italiani.
Il suo iter letterario è iniziato con la pubblicazione del libro di poesie "La danza dell'Anima", pubblicato nel 2014 da Arduino Sacco Editore, proseguito nel 2015, con lo stesso editore, con la pubblicazione di "Immaginando l'indefinito" raccolta poetica e nello stesso anno ha pubblicato il libro di racconti "Dallo scorpione alla vita". Nel 2014 ha ricevuto il primo premio in un importante Concorso letterario a Firenze per il libro "La danza dell'Anima" e nel 2015 lo stesso libro è stato presentato presso lo storico Caffè letterario "Giubbe Rosse" di Firenze. Importanti sono le pubblicazioni scientifiche del 2012 "Gli immaginari femminili di un uomo. Il caso clinico" pubblicati dal Gruppo Albatros Il Filo e del 2014 il "Campo d'arte educazione alla vita. Esprimenti di pedagogia in periferia", pubblicato da Libreria Universitaria Benedetti.

 

 

DAL PROFONDO DELL'ANIMA D'ETERNO FANCIULLO

Non deve esistere una giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Adoperare violenza su chi genera vita, accudisce proteggendo mentre lascia crescere il frutto del suo sacrificio in libertà, equivale a non avere dignità d'esistenza.
La Donna, la femminilità e i valori trasformativi contenuti in essa gridano in silenzio la loro volontà d'esistenza: ascoltiamo la melodia della Vita e diveniamo Uomini, non sfruttatori dell'oggetto cui riversare le nostre frustrazioni.
La Donna va protetta ogni giorno, non ne nelle feste comandate.
Lasciamo da parte i perbenismi, i vuoti sermoni.
Lasciamo gridare le Donne.
(A. V.)

Ogni vita, esperienza, viaggio si dipana come romanzo.
Oggi si assiste a esplosioni editoriali costruite ad hoc per divenire fenomeno di business finanziario, sapendo che non rappresentano la vita, nella sue essenza.
Leggo con piacere su "La lettura" un articolo, ripreso dal Blog INVISIBILI del Corriere della Sera, in cui si pone in risalto quanto sia catartico (si badi bene che la catarsi é accettazione - a mio avviso - ) raccontare il proprio Viaggio nel Mondo, quando si vive la Vita nella sua completezza essendo compagni di una Natura "eccentrica": la sofferenza plasmante il senso é contenuta nel centro.
Parlare della propria disabilità, della diversità che manifesta lo scopo dell'integrazione fra dissimili consente l'apertura al Mondo.
Per Alfredo, per chi lo apprezza, per i familiari il dialogo intorno al fulcro della vita genera protezione e conoscenza dell'Altro, che temendo sé stesso si rifugia nel linguaggio vuoto nel suo esser aulico.
Attraverso la scrittura Alfredo dialoga con la Sindrome che lo accompagna, con il Nuovo Ospite: si percorre un pezzo di strada e ci si confronta.
Eppure si é considerati - mi riferisco agli Ultimi, quindi a Me Stesso - un fardello per le comunità in cui si vive d'esperienza.
Ringrazio d'essere questo e quello e quell'altro: uno, nessuno e centomila diceva Pirandello; meglio ch'esser dieci personaggi in cerca d'autore.
Scrivo dando voce al dialogo tra me, le mie potenzialità e la relazione che hanno con il Mondo.
Essere nel Mondo.
(A. V.)

RICORDANDO IL PROCESSO DI NORIMBERGA.

Piccola riflessione. In primis non fraintendere quanto scritto: l'Etica del Popolo tedesco fa dei Tedeschi vittime della loro arbitrarietà tanto che un uomo come Goehring - pur messo alla gogna da Hitler e Goebbels - durante il processo, che lo avrebbe portato all'impiccagione -cui si é sottratto avvelenandosi sul filo di lana, dopo la sentenza di condanna - difende il Reich estraniandosi però dallo sterminio degli ebrei. Speer nella sua ultima dichiarazione afferma gli orrori delle guerre e dice che Dio deve difendere LA CULTURA D'OCCIDENTE. I tedeschi sono vittime di sé stessi e della loro incapacità - passata e attuale - di saper dire solamente "SI" all'autorità e alle regole. Questa è la Storia.
Il Vecchio Saggio affermerebbe, al pari di quanto ha pronunciato riguardo Freud, che si sentono come eterni oppressi: dato ciò, impongono la camera a gas a supposti "topi", temendo d'essere riconosciuti in quantoTOPI. Riflessione attualissima!
Un popolo, una nazione si definiscono etici e responsabili quando non si annullano - inchinandosi - dinanzi alla propaganda - : la Germania, in quell'occasione, non lo fu.
Concludo affermando - d'accordo con Neumann - che la Storia segue una evoluzione circolare che si ripete: la propensione evolutiva ed involutiva dell'archetipo dell'etica, da cui i teutonici sono "posseduti".
NB: NON SONO PAZZO.
(A. V.)

Ringrazio ogni avvenimento della mia vita, ogni sofferenza, ogni caduta, ogni risalita a cui é seguita una caduta senza limiti, preludio a una ripida risalita da cui ho tratto insegnamenti su Me e l'Altro Me. Sono contento della vita che ho. Sembra assurdo: Io sono questo. Vi voglio bene!!
A chi mi vuole bene.
(A. V.)

Odo lo stormire del vento,
rannicchiato su di una lastra di marmo tra le impennate dei cavalli d'Oceano.
Lascio che i sibili d'Eolo tengano tra le mani il viso
segnato da traversate immaginanti.
(A. V.)

Sfiorando la pelle d'Orso
volgo lo sguardo a Oriente
distese verdi ove la luminosità dell'Ombra riluce
danzando tra le scintille d'un esistenza modellante la dirompente volontà
creanti mosaici scolpiti nella Pietra
generatività prestata all'abile scalpello del Viandante.
Raccolgo pietre definendo la Via.
(A. V.)

Poetica, immaginazione, arte, phantasia: rendere essenziale significante quel che la mondanità ripudia: vita, volontà d'affermazione dei principi posti alla base dell'esplorazione dell'universo individuale, facente parte del Tutto.
Non conoscendo Me, l'Altro fuori di Me, assume caratteristiche umoristiche.
Esistenza avulsa dalle ideologie dissacranti l'essere umano, l'Arte della vita diviene poesia perché Viaggio esplorante le infinità nascoste delle zone d'Ombra. Lì abbevero il mio Essere Animale Razionale, attento alla modulazione degli istinti, null'altro che modificazioni d'equilibrio.
Emozioni.
(A. V.)

Non sentire la vacuità della mondanità. Ascolta il sibilo dell'escluso: nelle note dello spartito fluisce il veemente humus vitale dell'esistenza.
(A. V.)

L'amicizia non si decanta, non si nutre di sillabe scolpite nel non senso dell'agire denso perché vuoto.
L'amicizia, la vicinanza si vivono nella distanza essendo presenti, dialogando servendosi di racconti e idee immaginali che delineano il rapporto tra due unicità diverse nella condivisione della stessa matrice.
L'amicizia - diversa forma d'Amore perché Totalizzante - vuole partecipazione mistica, quella compenetrazione di intenzioni volte al rispetto della essenzialità della relazione: vivo la relazione nella misura in cui mi nutro e nutro l'Altro me nella condivisione partecipante, non nell'assenza; questa non é fisica, bensì psicologica.
Mancando la capacità di affidarsi - quindi di dare fiducia - all'amore oggettuale (la madre, come insegna la Klein e nel mio piccolo aggiungo all'amore della proiezione di questa (la/il partner), ogni rapporto d'amicizia é falsato, sembrando confermare quanto si intende per 'formazione reattiva': "sono orgoglioso d'esser tuo amico"; in realtà dice l'inconscio "perché Tu raggiungi obiettivi se sei capace di immaginare? Io vivo male e per questo ora che sei cambiato cosa faccio?".
Si dimostra vicinanza quando si balla sul limite, ritenendo la condivisione nata dall'amicizia elemento fondante il proprio essere.
Colui che non afferma sé stesso, non prendendo mai posizione, non é amico del proprio essere al mondo.
Teme la sua Ombra.
Dedicato a coloro che ritengono d'essere ciò che non sono.
L'amicizia si dipana attraverso piccoli dettagli, lampi di luce nel buio della Notte.
(A. V.)

Esploro i sotterranei dell'esistenza
dissotterrando rimembranze degli sguardi meraviglianti dell'infante
scoprente lo sguardo apollineo della Natura
ludico ingegno prestato all'arte generante mosaici nascenti dall'effigie di Skorpios
servo di Colei provocante nascite
a cui legacci siede tra le pietre
la creatura tentatrice
sorridente nel guardare Lilith.
Genesi.
(A. V.)

Scintille diamantine si frantumano
divenendo petali luccicanti della purezza del biancore della Coronarya
irradiante lo sguardo dell'infante
proteso verso l'infinità dell'orizzonte.
Chino sulla spada intono note primordiali.
(A. V.)

Ho conosciuto la caduta,
Ho conosciuto la costanza che lascia prendere forma al sentiero che conduce alla scala del ritorno,
Ho respirato e respiro il profumo del quadrifoglio,
Ho incontrato la pesantezza dell'arcaicità,
Ho portato con me il bastone,
Ho tessuto la tela dell'esistenza,
Incontrando la mano che accompagna ogni mio sorriso correndo sui selci della natia terra.
(A. V.)

La fiducia é il fondamento dell'esistenza.
(A. V.)

Guardare negli occhi il limite, osservarlo ammirando il volto scultoreo inciso sulla Pietra, dialogarci sorseggiando il vino
mentre dividiamo una messa di frumento architrave radicale della Totalità.
Disteso sul prato verde assaporo l'aroma della rugiada.
(A. V.)

Respiro sento sfiorarmi il viso
volgo lo sguardo al tocco delicato delle piume di seta
e odo il grido muto dell'istante.
Cingendomi nell'abbraccio proteggente l'infante
attraversa l'Universo
osservando l'indeterminatezza
determinante vegliando.
Aquila chrysaetos.
(A. V.)

Seduto ascoltando il rumore del giorno che nasce
guardo la Luna accennante il saluto
muoversi fluttuante nello Spazio
distesa ove si muovono cristalli
schegge di libertà
voluta immaginata
stretta nella mano
universo comprendente l'unicità
l'essenziale pozione
recante l'energica fonte permanente
di vita.
Mi allontano passeggiando
mentre Helios sorridendo
cede lo scettro
illuminando la splendente oscurità.
(A. V.)

A ME STESSO

Ogni tentativo che si agisce per adattarsi ad una situazione individuale, vuole che si sia convinti dell'obiettivo da raggiungere, sapendo che v'é una percentuale comprendente il fallimento.
La tenacia, l'abnegazione e l'etica si affermano parimenti all'Essere Individuo.
Intraprendo questa singolar tenzone non temendo il fallimento; temere il fallimento é già sconfitta.
(A. V.)

Mi guardo intorno e vedo l'orizzonte brillare di lapislazzuli; ne prendo due quattro cinque.
Li conto e mi domando: il diamante dov'è? Lo porto dentro di me, me ne accorgo di tanto in tanto dallo scorrere del Tempo.
(A. V.)

A volte mi chiedo quanto di errato si affermi stando in silenzio - venendo interpretato e non ascoltato -  ritenendo più degne d'attenzione altre situazioni poste lungo il cammino della vita: Se si sostasse a lungo alle radici di un albero, si scioglierebbe la matassa della propria esistenza. Sono quattro notti che non dormo a causa delle aritmie che dialogano al tavolo delle consultazioni: non mi fermano, non bloccano la mia 'guerra'. Mostrando le ferite, si corre il rischio di rimanerne schiacciati - tornando in posizione eretta - perché non é facile spiegare d'essere energici quando sarebbe lecito addormentarsi: se grido, non ho il motivo di farlo; se taccio agendo, anche ciò che non potrei, equivale ad esagerazione. Sono perso nel vuoto della paura, che mi consente di nuotare nella tempesta.
Elogio della fuga .... Parafrasando un Saggio ....
(A. V.)


L'odore dell'aere aurifero
inonda le vie dell'individuo
rimembrando le note d'uno stornello improvvisante la pienezza della Natura battente Ordine
racchiuso nel battito d'ali della Farfalla.
Il Fuoco mi nutre ritmando un glossario inciso nella tavola elementale.
Respiro.
(A. V.)

Quando solevo viaggiare nella Valle, udivo - percependo - la tonalità dissonante di chi, abile nello sfruttare il nulla in Lui vigente, sorrideva assecondando le mie fantasie, deridendo l'Essere nel Mondo con l'insussistenza della sua teatralità, conducente al Teatro dell'assurdo di un microcosmo popolato da insignificanza, ove ciò che genera viene demolito e ciò che millanta adorato dal proselitismo vacuo.
Il perturbante che gioca a dadi ha deciso di porsi dinanzi ai mestieranti decretando.
Con un cenno, ho annuito.
Date a Cesare quel che é di Cesare, al Capo con i Dadi, ditegli chi siete.
(A. V.)

Sfumature d'azzurro stagliano schegge di pietre
dardi prodiganti nell'aureo splendore d'un risveglio battente il vessillo argenteo unente il seme dell'eternità racchiuso nell'estetizzante furore bellico.
Stringendo girasoli
odo il rumore ticchettante del Tempo
Sfiorando il vento.
(A. V.)

Ogni gesto racchiude la meta, scritta nel sibilo della nota conferente ritmo.
Dal Disordine all'Ordine,
Esistenza
Movimento
Danza.
Mutando trasformo il reale
immagine sbiadita d'un concreto sussistente fluttuante nell'Idea musicante.
Caos ordinante.
(A. V.)

Cristalli roteanti fluttuano scintillando nell'istante dell'incontro generante oscurità fagocitante l'illusorietà d'un vessillo traente Tempo rimembrante apportante fango plasmante volti scritti nell'aere d'una idea essente nella poliedricità dello Spazio contenente diamanti ignei.
Ascolto la melodiosa Eco seminare petali diamantini splendenti sul letto della smeraldina via rigenerante.
(A. V.)

Sentiero scolpito negli antri delle rocce dimoranti nella sorgente ove Stige abbraccia l'Errante Vagabondo nella selva ove nasce l'energia movente l'esistente perpetuarsi del Caos servente l'Ordine bagliore negante invadenti simulacri dissimulazione d'universi cesellati nell'Origine divenuti meri strumenti giullareschi.
Danzando a piedi nudi su petali di viole e girasoli osservo l'orizzonte ove splende l'effigie del continuo mutare.
(A. V.)

Lascia fluire le acque dell'infinito rivolo: pur movendosi, permangono; nel movimento si nasconde l'esistenza.
Come l'acqua trasformandosi permane, così m'immergo emergo vivificandomi nella mutevole immutabilità.
(A. V.)

L'estetica e la perfezione sono figlie di una Madre forgiata nel mare della primordialità dove regna il disordine.
(A. V.)

Il sibilo sgorgante dell'Acqua riempie le trincee d'un sentiero
solerte feritoia servente zampilli rigeneranti inondanti la tela
costruzione definente l'industrioso antro scolpito nella Terra ignea conducente nel ventre della Madre coltivante il verbo racchiudente l'enigma divinatorio.
Abbeverandomi abbraccio la mia Natura perché ascolti quanto si conquista sostenendo l'Altro.
(A. V.)

Non conoscere vivendo d'apparenza trasforma il maestro di vita in saltimbanco: entrambi raccontano mostrando; l'uno non affermando crea il nulla fecondo; l'altro divenendo Altro da sé, si aliena perché assetato dell'apparenza che tutto muove.
Il maestro di vita non appare, agisce.
(A. V.)

WALK OF LIFE

La sete di gloria e la conseguente affermazione del potere derivante dall'apparenza contenuta in un gesto scontato quanto nobile, rende inopportuno l'alto valore racchiuso nell'affermazione d'un principio sancito dalle costituzioni di tutti i paesi civilizzati: diritto d'esistere e d'aver accesso alla realtà quotidiana come e più di chi la Natura ha fornito degli utensili per navigare i mari di questa società in perenne mutazione genetica, anzi filogenetica perché a mutare é il disvalore della società massificata, globalizzata e degli individui.
Si teme il diverso, come fosse un'anomalia del sistema che va ridimensionata perché mostra il lato debole di un uomo capace di annientarsi - si, annientarsi insieme all'ecosistema che lo contiene inverosimilmente oltraggiato - restituendosi alla terra, divenendo cenere. L'armonia celata dietro la perfettibilità dell'Imperfetto é disarmonica a tal punto da creare linee sinuose perché aventi, come movente, un Principio Primo affermante l'alto valore del diverso,  inserito nel contesto deprivante per sua (del contesto) scelta, in cui ciò che rispetta quanto afferma la curva di Gauss è ritenuto essere razionale, soggetto perfetto nella pura illusorietà di una matrice che vuole l'eccezione perché si possa mostrare il talento. Il talento racchiuso in un Universo che dà vita a costellazioni creanti mondi fantastici dove il piccolo e deforme abitante di Lilliput diviene il difensore della giustizia sociale che non c'é, pur venendo dibattuta nei salotti dei ben pensanti che si fregiano dei galloni acquisiti attraverso il puro non senso reso planetario dal potere mistificatorio dei mass media - quelli che facendo sensazionalismo aumentano audience e tiratura di stampa - asserviti ad un potere che decanta la bellezza mostrante le anomalie derivanti da false pretese rivendicanti il primariato nel quotidiano, come fossero pretese che giustificano l'operato scellerato di chi fa del mutuo aiuto un business atto a garantire ricchezze che serviranno a rifocillare le tasche del Non - Individuo; questo Non - Individuo é chi ritiene che l'arte sia racchiusa in un corpo perfetto e longilineo, dalle linee perfette e dalla voluttuosità racchiusa nella scultura della fisicità irrealizzabile.
Guardando un corpo rannicchiato su una sedia a rotelle elettrica, su un letto iper tecnologico si prova una sorta di pietà - non compassione, che vuole il sostantivo nella sua accezione etimologica di cum-passio - avente come fine la messa in chiaro che non appartengono a questo ambiente accogliente o - quanto meno - lo stesso ambiente li accoglie - ci accoglie - come oggetti provenienti dal gioco a dadi di Dio: eh sì! Dio probabilmente ha giocato a dadi scommettendo che gli 'anomali' fossero posti nella supposta 'norma' per lasciare comprendere ai 'normali' che si é parte di un sistema e non legittimati a ritenersi i tenutari di verità non vere e interpreti di una musica che riflette l'inusitata ingordigia di attori che nuotano nella loro merda convinti che sia un oceano d'oro ove poter scegliere i lingotti migliori da sottrarre a mal capitati. L'anomia del presunto uomo forte risiede nell'incapacità della società anarchica, dove la legge sancita dal diritto diviene mero strumento oppressivo nelle mani di individui assetati di violenza atta a distruggere ogni anelito di vita di chi si alza combattendo e si addormenta con la spada a corollario del suo giaciglio.
Non v'é più cultura, non v'é apertura verso il diverso, verso il disabile verso chi mostra la sottile linea dell'esistenza, dipanante il mistero racchiuso nello humus che genera vita, quella vita che un visionario come Steve Jobs - da premettere che costui ha creato sé stesso creando gli altri - riteneva artefice della più simpatica e rivoluzionaria delle scoperte: la morte. La morte che si presenta ogni giorno davanti ai nostri occhi quando fissiamo il diverso e rimaniamo colpiti dalle sue linee marcate, solchi scavati da demoni ancestrali che ammirano la capacità d'adattarsi di Individui che creano arte nella semplicità del loro vivere, non aspirando al seggio elettorale del parlamento o del senato, per poter dire stronzate...
L'Arte mostrante la bellezza del diverso consiste nell'affermazione che il talento é tra le braccia del disabile che a stento sta in piedi, che non riconosce un quadro da un foglio bianco, non perché é impossibilitato a dare/darsi spiegazioni, bensì perché è Egli stesso un'opera d'Arte, anzi L'Opera d'Arte. La cultura che si aiuta con l'humus della Natura vuole che noi - si Noi, Fiero d'esserne parte - saggiamo la società persa nel fare pusillanime dibattendo intorno a come é bello giocare a Risiko con le vite degli altri.
L'Arte della vita vuole che il talento del Mantegna non abbia avuto paura di dipingere il viso di un grazioso angelo dagli occhi a mandorla, figlio di quel giocatore di dadi, che ha detto Lui: "Vai e fai vedere come si sorride sempre. Questi si prendono troppo sul serio".
Eppure ai Legati certificanti l'imperfezione del sistema, legittimante la rigogliosità della Natura, si toglie la possibilità di sorridere, nonostante sorridano/sorridiamo anche dinanzi ad un pugno.
L'Arte contenuta nel diverso: accogliere e sorridere dell'insensatezza dei 'normali'.
Concludo con una domanda: MA QUESTI NORMALI NON É CHE SI PRENDONO TROPPO SUL SERIO E FINISCONO PER TROVARE ALLA FINE DEL TUNNEL IL TRENO? ALMENO NOI NON SIAMO NEANCHE ARRIVATI CHE GIÀ SIAM DIVENTATI UN TUTT'UNO CON IL TRENO.
La locomotiva dell'Arte di vivere.
(A. V.)

DIALOGO TRA UN BAMBINO (MIO NIPOTE) E UN FOLLE (IL SOTTOSCRITTO)

NIPOTE:- Zio hai la maglietta dell'Adidas, le scarpe dell'Adidas ...

ZIO: - J., la maglia l'ho comprata nel 1999 a Washington nell'unica settimana della mia vita in America. Pensa, ho visto a causa della mia malattia i posti più belli del mondo: Parigi, Berna e la Svizzera, gli Stati Uniti. Mi manca la Cina..

NIPOTE: - Ma perché non ci sei andato?

ZIO: - Non ho fatto in Tempo...

La sottile linea allusiva dello "sfioramento"...
(A. V.)

Il tintinnio degli acchiappasogni ritma musiche perse tra le pieghe d'una Natura manifestante rigogliosità scontrante distruttività umana divenuta inadeguata corsa verso limiti temuti perché esprimenti forza naturante elemento fondamentale dell'affermazione dell'energia tenuta tra le braccia di Madre accudente timorosa dei movimenti d'infanti irrequieti pronti alla singolar tenzone con il Fato. Cammino tra le nevi sciolte calpestando acqua e licheni ascoltando la silenziosa melodia dell'Albeggiare.
(A. V.)

Aroma di muschio inumidito si fonde con l'eternità d'un istante contenente petali di rose humus servente la vita immersa in un goccia di rugiada memoria d'un cosmo inscritto nell'urlo primordiale. Mangiando bacche, mi perdo nello spettro di luce figlio di Natura.
(A. V.)

Lambisco i confini del tuo viso
Come fossero approdo d'una rinnovata consapevolezza
Madre Natura prestata all'esplorazione d'Universi
Racchiusi nella conchiglia
Distese di smeraldi
Rifugio d'un marinaio desiderante
Infante esploratore di antri nascosti persi tra le valli ove lo spirto si dissolve divenendo emozione
Evoluzione d'un Principio razionale rigenerato dalla potenza inscritta nella sacca
luogo trasformante generante multiformi soggettività.
Odo il suono del giorno nascente
Raccogliendo trifogli smeraldini.
(A. V.)

L'animale é coerente e dà fiducia; l'uomo non conosce la coerenza e tradisce se stesso, distruggendosi.
(A. V.)

Immergendomi nella scalata dell'esistenza calpestando pietre levigate dal fluire del Tempo vedo dinanzi a me un Uomo. Devo chiedergli chi sia; ho ricordo di lui.

ARGONAUTA: - Chi sei?

L'UOMO DELLA TERRA: - Sai bene chi sia. L'essenzialità del tuo esserci é radicata nella Terra.
Vuole sempre la concretezza, non si nutre del reale l'Argonauta che é in Te. In te si coniugano mille facce: Tu sei Me, L'Uomo della Terra abbandona le estremizzazioni; ha fiducia di quel che l'esperienza dice. Non si arricchisce divenendo Maestro dell'astratto. Decide d'affidarsi al compito che il Sentiero ha tracciato.

ARGONAUTA: - Mi sono affidato al bastone che mi hai donato. Ricordo quando me lo hai posto sul palmo delle mani. Ho fatto cattivo uso del vessillo che ho custodito, perché la realtà é deformata. Sono certo che sia deformata; non lo é come pensano quelli che vagabondano in distese di vacuità ove sussiste la sola apparenza. Mi sono rifugiato nella fantasia, l'ho resa concreta e ho pagato per questo. Ritenevo che il Personaggio fosse la forza motrice movente la vita.

L'UOMO DELLA TERRA: - La vita mostra un senso donando la sola esistenza, perché già nascendo si è posti in un ricettacolo di prove, le più  disparate, complesse ma dense tanto dal porsi come significante dell'individuo che ne é espressione. A quanto pare stai percorrendo la scalinata in pietra con convinzione.

L'ARGONAUTA: - La percorro ogni giorno, la vivo ogni giorno la complessa esistenza che mi é stata data dal Fato. Beh, più adeguato dire che col Fato ho avuto una tavola rotonda in cui sono state brandite le spade. Tanto per differenziare quali fossero le sue imposizioni e quali le mie scelte. Per questo posso dichiarare - lo dico con quel che mi caratterizza - un'intelletto creativo capace di provare anche sentimenti -: la strada che permette noi di incrociarci, l'ho scelta volontariamente. D'altronde devi dialogarci con la Natura. Vuoi che non ti ascolti?

L'UOMO DELLA TERRA: - Vengo proprio da un fitto scambio sulla sopravvivenza della Madre che ci ha dato i natali. Natura afferma con candidezza che siamo - noi tutti - a far in modo che si diverta ad essere bizzarra. Vedi? Tu hai avuto una tavola rotonda e hai brandito le spade. Sai perché? Ti ho insegnato a mediare. L'arte della mediazione é la forza motrice. Abbandona rancore, rabbia, volontà di rivalsa abbracciando - ritengo sia una impresa degna d'un figlio di Asklepeion - il contendente e provando a dialogare.

L'ARGONAUTA: - Dialogare. Il dialogo é vita, lo ricordiamo spesso, lo ricordano coloro che non amano "sentire", amano ascoltare. Anche se gli attendenti non vogliono si deve dialogare. Dialogare per gli eredi di Hermes é una missione, é abbandono di sovrastrutture egoiche narcisistiche. Si può dialogare con l'Onnipotenza.

L'UOMO DELLA TERRA: - Si, sorridendo e aprendo le braccia per far trasparire cosa sia la capacità d'accogliere e proteggere. Prendi l'Onnipotenza del bambino: pensa d'essere il centro di tutto e dispensa consigli o diktat ovunque. Mi correggo: ritiene che sia così. Fai capire che c'é un antro accogliente e vedrai che trova quiete.

L'ARGONAUTA: - Al bambino?

L'UOMO DELLA TERRA: - Mi riferisco agli eterni bambini. Ve ne sono tra insigni intellettuali bambini che pensano che il seno della Madre Terra sia cattivo. Sarebbe da cullarli come insegnano i maestri della Croce di Sant'Andrea: lo ricordi quel Maestro?

L'ARGONAUTA: - Si, ma appare ormai sbiadito l'insegnamento dei Conquistadores. Esiste soltanto una mitologia: quella propria. Beninteso che per propria s'intende l'ideologia fatta propria, non la mitologia. Mithos e Logos: l'universalità. Non la decantazione del proprio smisurato ego. Si Ego: si dice che rappresenta la essenzialità dell'individuo. Poi si dice che é uno tra tanti. Sicuramente è l'essere nel mondo.

L'UOMO DELLA TERRA: - chiunque sia, è. Infatti non conta l'intellettualismo. Non conta l'estremizzazione: conta la mediazione. Come la trovi? Lavorando su personaggi che non conosci. Continua a scalare.

Mentre mi accingo a completare la scalinata, dinanzi ai miei occhi c'é un uomo del mio tempo. Lo osservo; lo guardo continuando il Viaggio ... Tra picchi e valli.
Il Saggio e il l'Eterno Peter Pan.
Diversi nell'uguaglianza.
Lontano  da dogmatismi s'incontrano Gli Uguali, Saggezza, Emozione.
Raccolgo diamanti grezzi vivificando Me.
(A. V.)

Ho visto il tuo sguardo
Ho ascoltato il tuo richiamo
Ho soppesato ogni sillaba
Ho impresso cesellando il vessillo dell'opera che hai designato a me
Ho calpestato distese di lapislazzuli
Ho riconosciuto il bastone cui poggiarmi nell'istante mostrante  il Nulla
Ho sentito il suono della lira
Ho percepito l'odore del crisantemo
Ho raccolto lo splendore di viole
Ho ritmato la dissonante melodia
Ho accettato l'indeterminata poliedricità della fecondità
Ho sorriso dinanzi all'oscurità
Ho brandito lo scettro capace di dare forma all'informe
Ho sibilato ciò che hai voluto ch'io pronunciassi.
Sono qui dinanzi al guado
Guardo l'orizzonte lasciando che Helios m'accudisca lasciandosi accudire da Madre Terra
 pronta a cullar le sue creature nutrendole con bacche
Nettare recante l'universalità
Rigenerante fonte
Avvolgente mantello servente la meta.
Sono qui, attraversiamo insieme lo squarcio posto nella tela dell'esistenza
Prendimi per mano
T'indico la via.
(A. V.)

Guardarti negli occhi, osservare la tua fermezza nel palesarti come fossi diretta emanazione di forze ancestrali, scrutare ogni tuo movimento, decidendo di mostrare l'essenzialità dell'esistenza.
Consapevole del tuo essere subitanea, percorro la via intarsiata di fiori di ciliegio contenuti in schegge diamantine scrigni vessilli primordiali.
(A. V.)

Mostra le emozioni curandoti del tuo spazio sacro; gestire se stessi equivale ad essere attore nell'universo dell'Altro, dentro e fuori da sé.
(A. V.)

SOGNO "LUCIDO"...

L'ARGONAUTA: " Sei una poetessa innamorata .... ".

LA DONNA FATALE: " E Tu? Chi sei ... Tu? ".

L'ARGONAUTA: "Chi sono? Un'individuo gettato su questa distesa di pietre puntute perché si trovasse un senso a quanto di mutante si esprime.. ".

LA DONNA FATALE: " Credevo che fossi anche un poeta innamorato ".

L'ARGONAUTA: " Sono un ometto che vive un amore immaginato cercato voluto e fatto proprio ... ".
(A. V.)

Ogni respiro, ogni anelito di libertà unente volontà forza generatrice traggono forma dall'atemporale miscela aurea fluente nella riserva argentea ove custodita dimora la saettante spada che definendo unisce. Seduti su di una pietra levigata dal potere deformante dell'acqua, fissando l'uno lo sguardo dell'altro, sorridono.
(A. V.)

Essere nel parcheggio di un centro commerciale, una macchina con una ragazza molto bella, sta per parcheggiare, alzando lo sguardo incontri il suo e, come impaurita, decide di far marcia indietro velocemente cambiando piazzola. La mia reazione: un sorriso e una riflessione. Ti sei specchiata? Parafrasando René Girard...
(A. V.)

Camminiamo, accarezza la mia mano, conduci il mio involucro là ove la leggiadria di una farfalla rigenera mosaici persi nell'indefinito cielo donde rilucono diamantine luminosità generate dalla artigianale fiocina d'Efesto.
(A. V.)

La problematica centrale della società del nostro tempo ruota intorno alla letteralizzazione è la letteralizzazione stessa di coloro che imputano agli altri di agire tal meccanismo psichico. Ciò che é importante é definire le inflazioni altrui, non le proprie.
Libera riformulazione di un Evaso dall'Atanor (non il forno alchemico, bensì il crogiolo del paradosso).
(A. V.)

Assaporo l'albeggiare di Helios danzante dinanzi alla vastità d'un cielo prestato allo sguardo meravigliato dell'infante rapito dalle ninfe generanti   lapislazzuli incastonati nell'aere designanti tonalità vivide colori di vita intrisi di volontà significante custode d'un creato celato ove il Nulla accovacciato si nutre del succo di vita riempiendo lo spazio attendente d'un Tempo perpetuo movimento dell'incessante movente multiforme dell'esistente.
Danzando ammiro la libertà racchiusa nella deformità inclusa nel mistero di vita custode di spazi vuoti cui trae esistenza la scintilla vivificante.
(A. V.)

Il sensibile non é niente altro che l'intellegibile.
Parafrasando Dante.
(A. V.)

Gli ultimi attendono affidandosi alla responsabilità di chi é spettatore attivo dell'universo. Nell'ideale di costoro - gli spettatori - l'ultimo rimane sempre in coda, perché la sua condizione é predeterminata.
(A. V.)

Gli ultimi attendono affidandosi alla responsabilità di chi é spettatore attivo dell'universo. Nell'ideale di costoro - gli spettatori - l'ultimo rimane sempre in coda, perché la sua condizione é predeterminata.
(A. V.)

Odo il rumore silente del tempo che scorre lasciando che il vento conduca Me a Te.
(A. V.)

L'impavido cuore munito di intelletto creativo ha permesso alla genialità di Giorgio Faletti di manifestarsi sondando il limite posto dal potere supposto, poco incline al confronto posto in essere da sillabe che gridano silenziosamente il rispetto dell'individualità.
Sei artista, scrittore, poeta e cantautore; sei semplicemente Te stesso: Uomo semplice.
Ovunque tu sia, sorridi.
(A. V.)

Sorridi al mio sguardo avvolgendomi come fossi un infante timoroso della sua ombra. Cingi il mio involucro recalcitrante e insegnami a correre; correre ... Cos'é? Non sentirsi bloccati. Ho viaggiato tanto tra meraviglie e paesaggi lacustri ... Ho attraversato la vita correndo.
(A. V.)

Si percorre interrottamente la sottile linea posta tra due sponde ove trovare asilo. Pur permanendo sul limite non si cade mai, non raggiungendo mai la meta.
Chi incontra il limite inconsapevole perché colto d'improvviso, non lo supera: cadendo incontra la finitezza del tempo umanamente vissuto, relegandosi nell'eternità.
(A. V.)

Non conosco il tuo nome, ho consapevolezza della tua voracità osservando con rispetto ogni tuo accenno; sediamo alla stessa tavola imbandita, alzando il calice aureo perché dialoghiamo.
Lasciami conoscere la tua natura, ti accoglierò porgendoti la mano per guidarmi nell'universo perso nei meandri dell'oscurità.
(A. V.)

Non ho paura, chiedo almeno d'esser ascoltato. Camminiamo insieme: siamo la canna del del bambù e il vento; tu muovi il tuo impeto con sinuosità, io assecondo il tuo impeto.
Ti guardo senza chinare il capo né abbassando lo sguardo, facendo un segno d'intesa.
(A. V.)

L'Uomo consapevole della sua fallibilità assume la responsabilità e difronte alla difficoltà, indossando i panni che l'uomo decantato di divinità ha gettato, riempie la sua bisaccia e conduce sé stesso innanzi al limite, sorridendo.
(A. V.)

Lampi tuoni riecheggiando il grido ancestrale fra anfratti relegati nelle sferoidali scintille della vita passeggiamo tenendoci per mano  esplorando distese di smeraldi mostranti la finitezza d'una spiga di grano nutrimento essenziale traente forma dal Principio Unico fondante Universi paralleli traccianti linee figlie d'una tenzone solerte veicolante tensione generante Eros.
(A. V.)

La capacità dell'analista consiste nella presa di consapevolezza della responsabilità da cui trae vita la missione dell'individuo analista, ovvero il rispetto dell'equazione personale modellandola intorno a due cardini fondamentali: etica e rigore. Per questo ritengo molto interessante il passo che ho trascritto di H. Racker.
A. V.)

 "La professione di psicoanalista, nei suoi aspetti terapeutici e scientifici, ha dunque, nei casi di cui ci siamo occupati, il significato inconscio di negare ed evitare la situazione depressiva di base, ed ha per scopo quello di essere amati dagli oggetti introietti e proiettati, quello di dominarli, e così via".
RACKER H., STUDI SULLA TECNICA PSICOANALITICA, CAPITOLO V-NEVROSI DI CONTROTRANSFERT,  1970 EDITORE ARMANDO EDITORE, ROMA.

Non attendere una carezza accogliente quando hai percezione del vuoto.
La carezza é il vuoto, perché ricolmo d'energie trasformanti, creanti nuove prospettive.
(A. V.)

Stamattina come mio solito vado a fare colazione al bar, giornata con un sole traboccante nel suo massimo splendore. Cammino, sorridente e non accorgendomi del pavimento umido scivolo e sto volando a terra. In quel momento ho pensato di attutire la caduta, dati i miei dolori perduranti da 24h; invece sono riuscito a sollevarmi e a non cadere, assumendo una postura che mi ha permesso di rimanere in posizione eretta ma al contempo il dolore é aumentato esponenzialmente.
Mi viene da pormi una domanda: ha un senso tutto ciò che si vive?
La mia esperienza di vita mi suggerisce che l'essenzialità sta nell'intenzione di porsi con rigore ed etica dinanzi agli ostacoli.
In fin dei conti il dolore é pur sempre un compagno che chiede d'esser supportato.
La giornata si dipana tra il sole e le passeggiate tra pietre sporgenti.
Vita.
Il senso é la Vita e la consapevolezza di aver scelto la propria via.
(A. V.)

Melodia dissonante riecheggia nello spazio indeterminato ove risaltano cristalli contenuti in spirali moventi flussi insigniti d'energia trainante ogni materia posta dinanzi all'opposizione gravitante intorno all'esigenziale risposta ricercante il movente cui ha tratto forma la finitudine dell'esperienza vissuta e cercata dell'Eroe impavido baluardo difendente l'unicità del legame legittimante la potenza scolpita nelle carezze di Colei che dona asilo lasciando spazio a membra stanche per l'inarrestabile corsa volta al raggiungimento della meta perpetuante in ogni virgulto emesso dalla Natura diversa palesata negli agiti inspiegabili d'un universo denso di un nettare racchiuso nelle bacche frutti rigeneranti un mosaico che si ricompone ogni volta baciato dalla divinità contenuta nello sguardo accudente della procreatività racchiusa in uno sguardo trasceso da volontà d'avvolgere il corpo proteggendolo dal vento tempestoso generato da compagni di ventura indomiti dinanzi al grido affermante vita.
Sostienimi abbracciami avvolgi il mio corpo in ogni sua deformità col mantello accudente del tuo corpo di seta e donami la rosa lasciandomi rifocillare.
(A. V.)

I confetti non sono per persone che li usano soltanto se imbevuti di miele.
Tali individualità sanno ingerire soltanto pillole della felicità. Peccato che questa - la felicità - é effimera: la guardi, la sfiori ammiri la sua inconsistenza e possedendola non la si ha più.
(A. V.)
    

 

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